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Biscotti per il latte, tipo bucaneve.

Se non ti conoscessi, se non ti avessi mai vista, se non avessimo deciso di incontrarci di sfuggita quel pomeriggio freddo di neve, sarebbe stato molto più semplice trovarti per caso, in qualche posto di questa città che, alla fine, non è poi così grande come si pensa, e avremmo potuto amarci. Sarebbe potuto capitare al supermercato.

Mentre faccio la spesa, tu saresti potuta essere la gentile signorina prima di me alla cassa che, vedendomi con un solo prodotto, un prodotto naturalmente molto imbarazzante come la carta igienica o, peggio, le spinacine, mi avrebbe invitato a passare avanti. Io avrei declinato, cortesemente, e sarei rimasto lì a pensare a lei, ammirandone i capelli e le spalle intabarrate nel cappotto, a sbirciare come muove le mani veloci mentre preleva i prodotti dal carrello e li ripone delicatamente sul rullo continuo e poi, quando ha finito, vederla mettere il cosino di plastica che indica alla cassiera distratta che la sua spesa finisce lì e io posso finalmente posare la mia triste zuppa precotta accanto alle sue verdure fresche e rigogliosissime, alle arance brillanti appena colte in un campo della Sicilia, ai biscotti per il latte, tipo bucaneve. A quel punto avrei pensato che, l’indomani, a colazione, per stare con lei, avrei potuto anche far finta che il latte non fosse solito uccidermi tra lancinanti dolori  e questo solo per stare lì, in sua compagnia, quei dieci minuti prima di andare a lavoro. Invece no, ti conosco e so che nessuna colazione mai mi potrà unire a te.

La prossima volta, perciò, mettiamoci un po’ di poesia, diamo speranza al nostro amore e mandiamoci affanculo per la precedenza all’incorcio tra Corso Buenos Aires e Via Vitruvio.

(foto originale di 19, rue Paradis – Mary)

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